Famiglia

Parla il leader dell’Anti Poverty. Senza una legge la società civile resta fuori gioco

Fintan Farrel dirige un’organizzazione non profit che lotta contro l’esclusione sociale. "Arriviamo alla definizione di standard"

di Carlotta Jesi

A Bruxelles c?è un attivista preoccupato che la dichiarazione di guerra all?esclusione sociale fatta dalla presidenza irlandese si risolva in un nulla di fatto. Si chiama Fintan Farrel, è irlandese, da due anni dirige l?organizzazione non profit Anti Poverty Network e alle sparate da prima pagina di giornale, purtroppo, è fin troppo abituato. «Non c?è leader europeo che in un discorso dimentichi di citare l?Agenda di Lisbona e la lotta all?esclusione. Peccato che dei suoi tre obiettivi, competitività economica, crescita occupazionale e maggiore coesione sociale, si realizzi sempre e solo il primo. Quando ha assunto la presidenza di turno dell?Ue, per fortuna il nostro premier Bertie Ahern ha fatto riferimento a tutte le componenti dell?Agenda».
Vita: Il 21% di cittadini a rischio povertà rende impossibile la sfida lanciata dalla presidenza irlandese?
Fintan Farrel: L?Irlanda è impegnata su questo fronte da molto tempo e finora ha ottenuto buoni risultati. C?è il nostro Paese dietro al primo programma anti povertà lanciato dall?Ue a cavallo tra gli anni 80 e 90. E si devono ai lobbisti irlandesi anche i programmi per coordinare l?azione dei Paesi membri contro la povertà.
Vita: Che risultati ha dato quest?azione?
Farrel: Dal 1995 al 2000, buoni. Prova ne sia che la percentuale di cittadini a rischio povertà è scesa dal 17 al 15%, ma già dal 2001 l?impegno dei governi è diminuito. Non abbiamo ancora dati precisi al riguardo, ma la nostra impressione è che negli ultimi tre anni la percentuale di poveri sia aumentata.
Vita: A cosa è dovuto il minor impegno nella lotta alla povertà dei Paesi membri?
Farrel: Alla crisi economica, dicono. Ma la lotta all?esclusione sociale e alla povertà non sono un lusso che può aspettare la ripresa delle Borse. Se mai, è proprio in un periodo di crisi che diventa ancora più urgente sostenere i deboli. I Paesi membri oggi hanno altre priorità e trascurano i piani anti povertà.
Vita: Che cosa si può sperare di ottenere in questi mesi di presidenza irlandese?
Farrel: Per prima cosa, deve fare in modo che anche gli obiettivi sociali dell?Agenda di Lisbona ricevano la dovuta attenzione. E, in secondo luogo, deve stare attenta a non bruciare i grandi risultati raggiunti in tema di povertà durante la preparazione della Convenzione. Insieme al governa belga, l?Irlanda è riuscita a far inserire nella nuova Costituzione l?impegno a combattere la povertà. La presidenza irlandese deve assolutamente preservare questo impegno nei negoziati che cercheranno di far decollare la Costituzione.
Vita: E la società civile che ruolo può giocare nell?azione di lobby contro la povertà?
Farrel: Fare lobby contro esclusione sociale e povertà qui a Bruxelles è difficile perché manca una legge dedicata a questi temi. E senza una legge di riferimento, è difficile smuovere il Parlamento europeo. L?Anti Poverty si batte proprio per arrivare alla definizione di un minimo standard di benessere e inclusione sociale.

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